09/06/15 - All'asta per il Bari vinse la passione, ma poteva finire in dramma

A ripensarla dodici mesi e venti giorni dopo, un brivido dietro la schiena sovviene ancora. Un po' per il ricordo di quell'appuntamento sopra le righe che tenne incollata al Tribunale di Bari un'intera città firmando a suon di colpi di scena e rilanci pagine indelebili di storia biancorossa; un po' per le grane che nei mesi successivi hanno colpito nello stupore di chi non li ha mai dimenticati buona parte di quegli sfidanti, integerrimi dispensanti di proposte di salvezze allora, furfanti promotori di iniziative imprenditoriali senza scrupoli, secondo le ricostruzioni avanzate dagli organi giudiziari di ben due paesi nell'ultimo anno.

Quell'afosa mattina del 20 maggio a vincere fu Gianluca Paparesta sul misterioso Cipollone, rappresentante - si scoprì di lì a poco - dell'imprenditore romano Francesco Becchetti che si consolò, qualche settimana dopo aver perso il Bari, con il club di terza serie inglese del Leyton Orient, ben presto infarcito di volti italiani, nonostante ciò retrocesso mestamente giù al termine della stagione d'esordio.

Non fu, per la verità, l'unica proposta imprenditoriale dell'ex amministratore delegato della Roma Volley, invitato ad interagire con le potenzialità di Bari dall'ex direttore sportivo dei galletti Guido Angelozzi. Un canale televisivo con sede in Albania ma con raggio di trasmissione italiano, Agon Channel, destò interesse per la speciale articolazione della logistica. L'accusa da qualche ora è che questa e altre furono iniziative possibili solo grazie ad un robusto sistema di riciclaggio di denaro e annesse documentazioni false. Conseguenze: un ordine di cattura emesso ieri e il sequestro di tutti i conti correnti intestati negli anni a Becchetti e alle sue società.

E pensare che poteva esserci adesso anche il Bari fra queste, se solo il legale Cipollone non avesse avuto la forza di fermarsi e non rilanciare ancor di più su quei quattro milioni e otto, cifra d'acquisto agganciata dal solo Paparesta. Si era fermato prima Rosati, arrestato lo scorso ottobre per una maxi-frode fiscale dell'entità di centinaia di migliaia di euro. Non proprio i personaggi più raccomandabili di questo mondo, insomma, in ragione di quanto scoperto.

Ha vinto la passione di Paparesta, e la cocciutaggine dell'ex arbitro internazionale, primo tifoso di quanto stava realizzando, fortementente intenzionato com'era a dare un senso, nei fatti, ad un corso degli eventi che pareva necessario quanto disperato. Prima l'appassionato impiego interno come club manager in quella che fu la burrascosa parte finale dell'era Matarrese. Poi la spallata decisiva con le dimissioni del dirigente e la presa di coscienza complessiva che ne scaturì; infine la rincorsa sfrenata a caccia di acquirenti, e i fondi finalmente trovati per salvare il club dall'estinzione.

"Nessuna turbativa da parte di Paparesta". Le risultanze filtrate negli scorsi giorni dalla Procura hanno confermato che l'attuale presidente del Bari, almeno lui, partecipò in modo pulito alla contesa. Finì in festa, ma poteva andare molto peggio.




tuttobari.com

Voglio vedere con Rosati e Becchetti come saremmo stati bene, ora...
La realtà è che l'errore di Paparesta (a parte maglia e logo) è stato solo uno: parlare di possibili investitori prima di avere certezze.
Il suo progetto è imprenditorialmente ambizioso ed innovativo, ma le aspettative create annunciando Russi, Indiani, etc, hanno lasciato l' amaro in bocca ad alcuni...

Indubbiamente Ugo. Ma va apprezzato per il rischio che si è preso

Quello sì, ci mancherebbe.
Diciamo che si è un pizzico pestato i piedi da solo, ma ci è andata 10000 volte meglio che se fossimo finiti nelle mani di quella gente...