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 Scarafoni a BNP: «Bari, tieni duro! Il “Della Vittoria” era entusiasmante, avrei voluto fare di più!»

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Scarafoni a BNP: «Bari, tieni duro! Il “Della Vittoria” era entusiasmante, avrei voluto fare di più!»  Empty
MessaggioTitolo: Scarafoni a BNP: «Bari, tieni duro! Il “Della Vittoria” era entusiasmante, avrei voluto fare di più!»    Scarafoni a BNP: «Bari, tieni duro! Il “Della Vittoria” era entusiasmante, avrei voluto fare di più!»  EmptyVen Ott 27, 2017 8:21 pm

Scarafoni a BNP: «Bari, tieni duro! Il “Della Vittoria” era entusiasmante, avrei voluto fare di più!»  Lorenzo_Scarafoni

Domani pomeriggio il Bari ospiterà sul terreno del “San Nicola” l’Ascoli e la nostra redazione ha contattato Lorenzo Scarafoni. L’ex attaccante è nato proprio nel centro marchigiano e ha vestito nella sua carriera entrambe le casacche. Con i biancorossi il 51enne ha giocato sotto la gestione Salvemini alla fine degli anni Ottanta, collezionando 58 presenze, realizzando 6 gol e riuscendo soprattutto a conquistare la massima serie al primo tentativo.

Ciao Lorenzo, che gara ti aspetti domani?
«A parte qualche eccezione, nonostante le sue qualità, il Bari sta facendo un campionato un po’ “a singhiozzo”. I biancorossi sono reduci da una sconfitta a Brescia e credo che quella contro i marchigiani possa essere l’occasione giusta per riprendersi. Gli stimoli non mancheranno di certo. L’Ascoli fa invece un po’ fatica dal punto di vista dei risultati anche se mi dicono che stia comunque giocando un discreto calcio. Penso proprio che sarà davvero una bella partita».
Secondo te, che tipo di campionato può fare il Bari di Fabio Grosso in una B equilibrata come non mai?
«Il Bari dovrà cercare di avere quella continuità che fino ad ora non ha avuto. Deve tenere duro e riuscire a rimanere attaccato al gruppo di testa fino a primavera, quando tutto si deciderà come sempre. L’importante è ora rimanere lì. La serie B è un campionato massacrante che dà la possibilità di riprendersi. I galletti tra l’altro hanno anche dei discreti attaccanti e quindi le qualità non mancano. Credo che possano giocarsela per provare a salire in serie A».
Nella tua carriera hai vinto 2 volte la Mitropa Cup, prima con l’Ascoli e poi col Bari. Cosa ha significato per te giocare sia nella squadra della tua città, che con i galletti?
«Giocare nella squadra della propria città penso sia il sogno di ogni bambino. Crescere nelle giovanili dell’Ascoli e debuttare in serie A con quella maglia è stato per motivo di grande orgoglio. E’ stato altrettanto piacevole giocare nel Bari che è una piazza del sud molto importante, di quelle che danno maggiori soddisfazioni ai calciatori. Ho giocato allo stadio “San Nicola”, ma il “Della vittoria” è stato entusiasmante e ha avuto un fascino particolare. In campo la carica ti veniva automaticamente».
Qualcuno sostiene che la squadra biancorossa negli ultimi anni non abbia spiccato il volo a causa del fatto che i calciatori non riescano sempre a sopportare le pressioni dei tifosi. Bari è stata la tua prima esperienza fuori casa. Avevi 22 anni e sei approdato in una formazione importante centrando al primo anno la serie A e realizzando 5 reti. Com’è stato per te gestire al meglio le grosse aspettative dei supporter pugliesi e qual è la ricetta giusta per vincere in una piazza calorosa ed esigente come quella barese?
«Personalmente preferivo quando c’era maggiore pressione. Dà maggiori stimoli ed entusiasmo. Certo, si rischia di avere qualche critica in più, ma se uno è cosciente di fare sempre il proprio dovere non penso debba temere alcunché. Per me è stato tutto naturale ed entusiasmante. Mi è solo dispiaciuto di non aver soddisfatto appieno perché penso che in quegli anni avrei potuto fare molto di più a livello di gol e di gioco. Tutto sommato, però, abbiamo vinto un campionato, ci siamo salvati in serie A e credo che qualcosa di buono l’abbiamo anche fatta».
Cosa ti viene in mente ripensando a Bari alla tua esperienza nel capoluogo pugliese?
«Le cose più curiose accadevano negli spogliatoi dove c’erano parecchi baresi. Mi sono subito trovato bene con i vari Loseto, Terracenere, De Trizio, Guastella (anche se non era del tutto barese), Armenise e Carbone. Tutti ragazzi con i quali si scherzava e si stava sempre molto in allegria. Per ogni società credo sia davvero importante avere giocatori della propria zona in squadra. Loro ci mettono sempre quel qualcosa in più che magari altri non fanno».
Quando eri a Bari, hai giocato con gente come Di Gennaro, Maiellaro, Joao Paulo. Ti senti ancora con qualcuno dei tuoi vecchi compagni e chi ti ha maggiormente impressionato?
«Sono venuto recentemente a Bari in occasione di una partita di beneficenza organizzato dalla Sly. Con me c’era anche Alberto Bergossi. I contatti con Antonio Di Gennaro continuano, siamo rimasti amici. Idem con Alessandro Mannini che tra l’altro ha stato il padrino al battesimo di mia figlia e quindi siamo rimasti molto legati. Oggi ci sono i “social” e quindi ci sentiamo continuamente un po’ tutti. Il migliore che ho visto giocare? A livello tecnico credo che Maiellaro fosse un giocatore fuori dal comune, aveva delle qualità notevoli. C’era però anche un altro ottimo giocatore che non era estroso e ricopriva un altro ruolo: Massimo Carrera. Quello cha ha fatto dopo essere stato a Bari, parla da solo».
Quasi un anno e mezzo fa è venuto a mancare Vincenzo Matarrese, che ricordi hai del tuo ex presidente?
«Ho avuto la fortuna di avere diversi presidenti importanti per quell’epoca come Costantino Rozzi, Romeo Anconetani, Edmeo Lugaresi ed anche Vincenzo Matarrese che è sempre stato un padre per tutti. Credo che la sua serietà e la passione che aveva per la squadra difficilmente si trovano nei vari personaggi che girano oggi nel mondo del calcio».
Sappiamo che manchi da un po’ di tempo dalla scena calcistica e cioè dalla tua ultima esperienza come allenatore sulla panchina della Fermana nella stagione 2011-2012. Di cosa ti occupi ora, come mai hai deciso di allontanarti dal mondo del calcio e non ti manca neanche un pò il profumo del campo?
«Non mi occupo più di pallone, faccia tutt’altro. A dire il vero mi manca il calcio, ma quello vero. Quello che ho vissuto ai miei tempi e che penso attualmente sia impossibile da praticare. Non voglio essere retorico, ma non c’è più il sentimento e la mentalità che c’era in passato. Il calcio attuale non mi manca assolutamente. Mi diverto ad allenare in seconda categoria e, se dovesse arrivare una proposta da qualche categorie superiore, non la accetterei. Preferisco divertirmi con gli amici!».


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