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 15/10/15 - Bellinazzo (Il Sole 24 ORE): "Bari rischiatutto. Infront? Non è il male del calcio, all'estero..."

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MessaggioTitolo: 15/10/15 - Bellinazzo (Il Sole 24 ORE): "Bari rischiatutto. Infront? Non è il male del calcio, all'estero..."   15/10/15 - Bellinazzo (Il Sole 24 ORE): "Bari rischiatutto. Infront? Non è il male del calcio, all'estero..." EmptyGio Ott 15, 2015 9:34 pm

15/10/15 - Bellinazzo (Il Sole 24 ORE): "Bari rischiatutto. Infront? Non è il male del calcio, all'estero..." 7b0cb28b9bb332912b7a5178fd7c2b97-65136-129007decb5c3151db24189fa4ec9481

Tra mille pensieri il Bari si prepara ad affrontare la Ternana nell'imminente turno di campionato. Un eventuale successo al "Liberati" potrebbe lanciare i galletti ancora più in alto in classifica, ma a tenere banco in questi giorni c'è anche la vicenda Infront.

La nostra redazione ne ha parlato con il giornalista de Il Sole 24 Ore Marco Bellinazzo, esperto in economia sportiva e negli affari che ruotano attorno al mondo del calcio, nonché autore del libro "Goal economy. Come la finanza globale ha trasformato il calcio", un testo in cui viene analizzata l'evoluzione legale del pallone e illustrata la crisi del sistema calcistico italiano.

Infront. Pare che un nuovo scandalo stia per colpire il calcio italiano. Il Bari e Gianluca Paparesta sarebbero coinvolti. Qual è il suo pensiero?

"Per quanto concerne il Bari l'ipotesi di reato consisterebbe in un finanziamento occulto perpetrato da Infront sul bilancio della società. Il Bari ribadisce che è stato fatto tutto alla luce del sole. Al momento direi di lasciare che la magistratura faccia le sue indagini. Tuttavia credo sia giusto evidenziare due piani distinti: uno che conduce all'opportunità che un soggetto come Infront finanzi e offra il proprio sostegno ad un solo club. Non mi sembra il caso visto che il principale compito dell'advisor della Lega è quello gestire i diritti televisivi dell'intero sistema calcistico. Poi c'è il piano della vigilanza: il presidente dei galletti avrebbe ricevuto soldi per aggiustare il bilancio che rischiava così di non passare il vaglio della Covisoc (commissione che controlla i conti delle società di calcio) per l’iscrizione al campionato. La domanda sorge spontanea: ci sarebbe stata la stessa attenzione degli inquirenti se il soggetto in questione fosse stata una banca, e non Infront?".

E ora quali le possibili conseguenze dal punto di vista sportivo, qualora fossero accertate le accuse?

"Purtroppo in Puglia sono successe tante cose negli ultimi anni. Paparesta lavora per il bene e il futuro del Bari: un'operazione molto coraggiosa atta a salvaguardarne il marchio. Qualora le accuse fossero accertate e considerate penalmente rilevanti, significherebbe aver ingannato la Covisoc. Non escluderei dunque che la giustizia sportiva possa muoversi in tal senso con conseguenze pesanti per il club".

Secondo lei potrebbero verificarsi ripercussioni nell'ambiente e nella squadra, tuttora impegnata in campionato?

"Non conoscendo l'ambiente da vicino, diventa difficile giudicare. Ma ora più che mai bisogna raggiungere assolutamente quel traguardo che è la serie A, in ballo c'è il destino dello stesso club. Un'eventuale ingresso nella massima serie garantirebbe introiti stimabili sui 40 milioni di euro, vitali per le casse della società. I giocatori devono sentirsi responsabili dei risultati sportivi. Magari il sentirsi anche accerchiati, potrebbe infondere loro la spinta decisiva e quindi consentirli di ripetere quanto accaduto un paio di stagioni fa, quando ai playoff si sfiorò una storica impresa. In questo caso è fondamentale l'ossatura della squadra stessa. Attraverso di essa il Bari potrà costruire qualcosa di importante".

Dopo gli scandali legati ai passaporti falsi, Calciopoli, i vari filoni sul calcioscommesse e l’ultima vicenda Dirty Soccer, come pensa potrà uscirne il sistema calcio?

"Molti credono che Infront sia la causa dei problemi del calcio italiano. Ma non lo è. Prendiamo come esempio la Premier o la Bundesliga, in questi campionati la presenza di un advisor come Infront non è contemplata. Qui da noi non c'è stata la cosiddetta rivoluzione industriale. I club non hanno saputo innovarsi cambiando la classe dirigenziale o puntando alla costruzione di stadi secondo i nuovi standard europei. Al di là di come possa concludersi questa inchiesta, la risposta migliore è che il sistema debba prendere coscienza dei propri mezzi e puntare ad un cambiamento radicale".





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